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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza del Foro Traiano (R. II – Trevi) (vi convergono via Alessandrina, via Magnanapoli e via di Sant'Eufemia)

La Piazza è situata tra il Foro e i Mercati di Triano alla fine di quello che resta della via Alessandrina (vedi) e prende il nome dal Foro Traiano dove è stato restaurato e messo in luce il grandioso emiciclo, che era stato sterrato, fino al piano antico, circa 100 anni or sono, ma che era rimasto fino ad oggi celato dietro una fila di case moderne (eliminate dopo la creazione di via dei Fori Imperiali).

Sopra l’emiciclo sono state ritrovate tutta una serie di fabbriche antiche, ancora visibili, nel XVI sec., e che si credevano perdute.

Le fabbriche al disopra dell’emiciclo hanno un andamento concentrico a questo, ma con curva più ampia e si allungano verso nord sul Quirinale arrivando fino a Magnanapoli.

Per le abbondanti botteghe, il complesso è stato convenuto chiamarlo “Mercati di Traiano[1] l’Optimus Princeps. (Le Botteghe sulla via Biberatica – Museo dei Fori Imperiali a via IV Novembre).

L’interpretazione dell’epigrafe della Colonna Traiana, basata sul testo di Sifilino Epitomatore [2] di Dione indica l’altezza della colonna uguale all’altezza del taglio della rupe del Quirinale che Traiano avrebbe fatto per far posto al Foro, mentre Giuseppe Boni (1884-1936) [3], avendo trovato presso la colonna, ed ad un livello più basso, tracce di una strada antica, negò che Traiano avesse avuto bisogno di tagliare la rupe.

Attualmente si crede che il taglio fu certamente fatto, non lì dove è la colonna ma più a sud. Lo sperone del Quirinale che si protendeva verso il Campidoglio fu certamente tagliato dove è oggi l’emiciclo, che ne è la testimonianza, in quanto  non è altro che un muro in curva creato per controbattere la spinta delle terre del Quirinale dopo il taglio [4] .

M. Ulpio Traiano (98-177) costruì il suo foro contornandolo di Portici ed altri edifici minori; ne risultò una piazza rettangolare di metri 116 x 95.

Il foro era cinto da un alto muro e da un portico a doppio ordine, con l'aggiunta di due grandi emicicli e di altri minori [5].

La basilica Ulpia era formata da un'aula centrale, contornata da un doppio porticato con due absidi (una è sotto il palazzo Roccagiovine).

Una gradinata lunga quanto la basilica ne rialzava il piano a livello delle due biblioteche (collezioni greche e latine).
Entro una specie di cortile formato da due biblioteche, dalla basilica Ulpia e dal pronao del tempio di Traiano era racchiusa la colonna, immaginata come un rotolo, avvolto intorno ad un fusto di colonna su cui era scolpita la storia delle guerre traianee.
Alla sommità, al posto dell'abbattuta statua di Traiano, nel 1587 Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) fece porre la statua di san Pietro modellata da Giacomo della Porta.

La colonna [6] fu ultimata dopo la morte di Traiano e le sue ceneri [7], in un'urna preziosa, deposte nel basamento della colonna, sopra un podio marmoreo [8].

Il tempio del divo Traiano era nell'area oggi occupata dalla prefettura (palazzo Valentini) e dalla chiesa di Santa Maria di Loreto.

La Basilica Ulpia aveva cinque navate. Ottanta colonne correvano ad est-ovest e quelle della navata centrale, larga 25 m., erano  alternativamente di granito egiziano, di marmo giallo antico e di pavonazzetto [9], mentre nelle navate di fianco erano tutte di granito. Il pavimento della navata principale, come quello del Pantheon, era coperto di tavole marmoree  quadrate e rotonde delle cave di Numidia e della Frigia. Le navate laterali splendevano per altre lastre preziose. Sulla sala di mezzo si stendeva un soffitto riccamente fregiato con travature di bronzo.

L’ingresso principale stava dalla parte longitudinale, verso mezzogiorno, prospettante il vasto e aperto quadrato del Forum Traiani.

Per cinque scalini di giallo antico, dalla piazza si montava alle tre grandi porte della Basilica dalle doppie colonne e dai battenti di bronzo artisticamente lavorati fino al fastigio [10], dov’erano le quadrighe e dove spiccavano trofei in bronzo dorato.

L’attico era sorretto da cariatidi ed il cornicione perfettamente lavorato come si vede dai residui. Statue plurime e rare, busti di eccelsi cittadini cui si aggiunsero altri fino al IV sec.

Nel Foro traianeo in epoca relativamente tarda, entro le antiche sale e biblioteche, rimaste in piedi, vennero tenuti convegni letterari e anche audizioni di versi e simili sulla fine del VI sec..

Si entrava nel foro dalla parte di via Alessandrina nel punto dov’era la chiesa di S. Urbano, cioè nel posto dove si vede adesso la separazione fra il Foro d’Augusto e l’emiciclo Traianeo.

Un arco di trionfo con tre passaggi decorati faceva da ingresso e di fronte ad esso, nel mezzo della piazza del Foro, fiancheggiata dai due emicicli e lastricata di marmo, spiccava la dorata statua equestre di Traiano.

In fondo, un’altra piazza quadrata (al di là della Basilica Ulpia) era di minore estensione e chiudeva col suo portico un tempio sito nel mezzo, la “aedes divi Traiani” [11]..

Nel mezzo, fra questo tempio e la basilica Ulpia, sorgeva la colonna coclearia (kochlis = chiocciola, lumaca).

Una chiesetta di S. Nicolò (“nel bordo inferiore dell’epigrafe commemorativa della colonna sono ancora visibili i tagli per l’incastro degli spioventi del tetto della chiesetta” [11bis]), soprannominata “ad Columnam Traianam” tutelò la colonna e, nel 1162, le monache di S. Ciriaco ne ebbero la gestione.

Sempre sulla piazza del Foro Traiano: il Santissimo Nome di Maria [12] era sotto il patronato della Casa Imperiale e Reale di Vienna. La chiesa, edificata nel 1736 (terminata nel 1741) dalla confraternita omonima, fu eretta per la vittoria di Sobieski sui turchi (12 settembre 1683),  occupò  l'area di quella di San Bernardo [13] della stessa Compagnia [14], costruita nel 1418 da Francesco dei Foschi [15].

La chiesa di “San Bernardo della Compagnia” fu demolita nel 1748.
Sull’altare maggiore della nuova Chiesa vi è un’antica immagine della SS. Vegine che si conservava nell´oratorio di San Lorenzo al Laterano che, per concessione di Eugenio IV (Cabriele Condulmer - 1431-1447) era stata trasferita nella chiesa di San Bernardo.

La nuova chiesa fu patronato dei Borboni di Austria fino al 1915.

____________________

[1] )            La grande aula dei Mercati traianei sulle pendici del Quirinale sarebbe stata identificata in quella « basilica Traiani », menzionata dal biografo di Commodo, e riconosciuta nella sala a due piani raffigurata nel fregio dell’arco di Costantino, là dove l’imperatore distribuisce un congiario (in Roma antica: distribuzione gratuita di olio, vino e derrate alimentari o, in un secondo tempo, di denaro fatta alla plebe ed ai soldati, da generali, imperatori e cittadini importanti) (Lugli).

[2] )            Autore di un’epitome [L'epìtome (dal greco ὲπιτομή, composto dalla particella epì, "sopra", e tomè "tagliare") è un compendio, ciò che resta di un'opera estesa una volta eliminate le parti di minore importanza].

[3] )            Architetto italiano.

[4] )            Dopo i recenti scavi per isolare il grande emiciclo, è stata provata definitivamente la verità di quanto è detto nell'iscrizione sulla base della colonna coclide; che dopo la dedica all'imperatore  dice: "Ad declarandum quantae altitudinis mons et locus tantis operibus sit egestus" (per indicare quanto era alto il colle demolito per questi lavori).
Infatti alla terrazza domizianea (loggia dei cavalieri di Malta), col lato adiacente del foro Traianeo e parte di quello di Augusto, "sono addossati ad un taglio artificiale di roccia, notevolmente alto, per cui non vi può essere mai dubbio, se non in contrasto con la realtà evidente, che ivi esistesse realmente un monte, come dipendenza del Quirinale, il quale si alzava, non per tutta l'area del Foro, ma soltanto da questa parte, scendendo poi ripidamente verso il mezzo, dove appunto passa una strada di comunicazione (trovata da G. Boni in uno scavo fatto ai piedi della colonna nel 1916, ad un livello più basso) fra il colle suddetto e il Campidoglio, considerati nell'antichità come un solo gruppo di colline".

[5] )            Sembra che Traiano trasferisse nel suo Foro le cerimonie della “manumissio” che prima avveniva presso la Curia, nell’ “atrium Libertatis” adibito a sede degli uffici dei censori.

 [6] )            "Una vivace policromia rivestiva le figure e gli oggetti scolpiti sulla colonna, ciò che ne aumentava l'effetto artistico e la visibilità da lontano".

[7] )            Una leggenda medioevale dice che “Traiano fu un imperatore molto giusto” e a questo proposito narra un episodio (riportato da Dante nel X del Purgatorio 76-93) che aggiunge “Della giustizia di questo imperatore da poscia a grande tempo la udie dire santo Gregorio papa (590-604) e volse vedere la statua sua e trovollo ch’era tutto fatto terra se non sei l’ossa e la lingua era sana e fresca come d’uomo vivo. Ed in ciò cognobbe Grigorio la giustizia sua che sempre l’aveva parlata; e allora pianse di pietà troppo pietosamente, onde santo Gregorio fece priego a Dio che lo dovesse liberare e trarlo dalle pene dell’inferno. E fatta la orazione a Dio per costui lo prego fu inteso e venire un Angelo di Dio e disseli: Quello che hai domandato fie fatto”. (Miracolo che Dante illustra nel XX del Paradiso 112-117)

[8] )            “Nella Congregazione tenuta in Campidoglio il 14 giugno 1701, fu risoluto che s’intimi il custode della colonna Traiana che levi da detta colonna e suo recinto le galline che ci tiene, per non essere cosa decente” (Archivio di Stato Capitale)

[9] )            Tipo di marmo proveniente dalla Turchia

[10] )           Dove si ponevano le iscrizioni

[11] )           Dov’è ora il palazzo della Prefettura. Già Valentini, su disegni di frate Lombardo Paganelli da Faenza, 1583 e restaurato dal Paganelli e frate Navone, fu prima del cardinale Bonelli (l’Alessandrino), poi agl’Imperiali (i restauratori), ai principi di Francavilla e ai Valentini che lo vendettero nel 1871 alla Provincia.

[11bis]         Tratto dal libro: “ROMA _ Le Chiese scomparse” di Ferruccio Lombardi - Fratelli Palombi Editori - 1996.

[12] )           La chiesa custodisce l’insegna di comando strappata al Visir Karà Mustafà il 12 settembre 1633, giorno della liberazione di Vienna. Nell’annesso oratorio ho sposato il 13 giugno 1909 (l’autore Giovanni Zitelli).

[13] )           1665 marzo 21 – Editto dei Maestri delle strade di Roma col quale “si vieta di gettare calcinacci e ritenere bestie con carri avanti la colonna Traiana, incontro la chiesa di San Bernardo” (Archivio Vaticano, anno IV, tomo 74, pag.138). E a ricordo di questa chiesa, la via di San Bernardo, da via dei Fornari al foro Traiano.

[14] )             Dall’Armellini; “Questa chiesuola fu fatta edificare nel 1418 da Francesco dei Foschi di nobile famiglia romana (Foschi della Berta), nell' area di una sua casa presso la colonna Traiana sotto il pontificato di Martino V (Oddone Colonna - 1417-1431). Egli la dedicò a S. Bernardo e alla Vergine Assunta in cielo per trasferirvi una fratellanza composta di laici e di sacerdoti che aveva sede alle Tre Fontane,  fuori Porta San Paolo.
La chiesetta alle Tre Fontane si  chiamava “Scala Coeli”,  da  una  visione  che  vi  ebbe  San Bernardo.
In un giardino, annesso alla casa, vi stabilì un piccolo cimitero per i congregati e volle esservi sepolto egli stesso nel 1468. Lasciò tutto il suo ricco patrimonio alla compagnia (da qui il nome di San Bernardo della Compagnia) perché in tutte le domeniche dell´anno si dispensasse gratuitamente a quaranta povere famiglie il cibo bisognevole per due giorni.
Nel secolo XVII, quasi estinta, la Compagnia, succedette l’altra intitolata al Santissimo Nome di Maria.
Questa Compagnia, che si raccoglieva nella chiesa di S. Stefano del Cacco, ottenne l’antica chiesuola di S. Bernardo e vi si trasferì nel 1695”
.

[15]              Sul suo sepolcro si leggeva l' epitaffio: FRANCISCVS DE FUSCIS HUIUS ECCLESIAE ET SOCIETATIS FUNDATOR HIC IACET ANNO MCCCCLXVIII.”

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Foro Traiano da Via Alessandrina

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Piazza del Foro Traiano - Palazzo Roccagiovine

Vittoriano e Colonna Traiana dal Foro Traiano

Mercati Traianei da Via dei Fori Imperiali

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Palazzo del Gallo al n. 1a

La famiglia Del Gallo, di origini siciliane, aveva ottenuto da Leone XII (Annibale Clemente della Genga – 1823-1829) il titolo di marchesi di Roccagiovine (Roma) il 2 febbraio 1824.
(Segue sotto l’ingrandimento...)

Chiesa del Santissimo Nome di Maria

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Chiesa del Santissimo Nome di Maria

La dove oggi si vede l’Oratorio del SS Nome di Maria, subito alla destra della chiesa, vi era la casa paterna del sacerdote Francesco de Foschi della Berta (+1448), membro di una nobile famiglia romana attiva a Roma tra il XIII e il XVI secolo.
(Segue sotto l’ingrandimento...)

Chiesa del Santissimo Nome di Maria
Ingresso

Chiesa del Santissimo Nome di Maria
Altare Maggiore

Sull’altere maggiore è esposta una icona del XIII secolo che rappresenta la Madonna “Odigitria” (colei che conduce) che apparteneva all’antica chiesa di San Bernardo di Chiaravalle (vedi la storia della chiesa qui sopra) e che era stata donata alla “Confraternita di San Bernardo della Compagnia” dal papa Eugenio IV (Gabriele Condulmer – 1431-1447) che l’aveva prelevata dalla cappella di San Lorenzo del Sancta Sanctorum del Laterano.

Chiesa del Santissimo Nome di Maria
Cappella del Crocifisso

La cappella è una delle due cappelle ricavate dalla chiusura di due ingressi, sui tre primitivi, operata per contrastare la spinta della cupola. In essa è esposto un Crocifisso ligneo del XVI secolo.

Chiesa del Santissimo Nome di Maria
Cupola

Chiesa del Santissimo Nome di Maria
Oratorio

La Confraternita del Santissimo Nome di Maria commissionò all’architetto Giuseppe Valadier (1762-1839) il progetto di questo oratorio che fu realizzato tra il 1812 e il 1815. Per l’addobbo interno i lavori terminarono nel 1839.

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